Notizie interessanti dal Cinvestav, il centro di ricerca e studi avanzati dell’Istituto Politecnico Nazionale messicano i cui ricercatori stanno mettendo a punto un cemento ecologico in grado di diminuire le emissioni di CO2 in atmosfera. Lo studio è rivolto in particolare alla creazione di un composto in grado di sostituire il cemento Portland, il più utilizzato nell’industria edilizia di tutto il mondo, ma caratterizzato da un’alta produzione di anidride carbonica. José Iván Escalante Garcìa, responsabile dello studio sul calcestruzzo sostenibile presso il centro Cinvestav, ha fatto notare come per ottenere il cemento Portland venga immessa in atmosfera Co2 derivante principalmente dalla combustione di carbone e altri materiali. Il componente fondamentale per la produzione del cemento è il clinker, una miscela formata da minerali calcarei frantumati, argilla e gesso che devono essere cotti in speciali forni fino al raggiungimento di una temperatura di circa 1450 °C. Se in teoria sono necessari circa 1700 Joule per produrre un grammo di clinker, in realtà ne servono 3000 a causa dell’elevata dispersione di calore che deve essere contrastata con un notevole aumento di energia per il raggiungimento della temperatura rilasciando quindi in atmosfera quantità notevoli di Co2. Escalante ha calcolato che circa l’8% delle emissioni di gas serra di origini umane sono causate dalle 2,5 tonnellate di cemento che vengono prodotte ogni anno.
I ricercatori messicani stanno concentrando i loro studi sui geopolimeri: materiali sintetici a base di alluminosilicati. Avendo bisogno di temperature inferiori, pari a circa 750 °C, dimezzerebbero l’energia necessaria per la loro produzione e di conseguenza anche le emissioni di Co2 ottenendo allo stesso tempo un materiale con maggiore resistenza agli agenti chimici e migliori proprietà meccaniche in situazioni estreme.
I ricercatori messicani stanno concentrando i loro studi sui geopolimeri: materiali sintetici a base di alluminosilicati. Avendo bisogno di temperature inferiori, pari a circa 750 °C, dimezzerebbero l’energia necessaria per la loro produzione e di conseguenza anche le emissioni di Co2 ottenendo allo stesso tempo un materiale con maggiore resistenza agli agenti chimici e migliori proprietà meccaniche in situazioni estreme.
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