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Capitolo 1: la rivoluzione degli stili di vita




Stiamo vivendo, che lo si voglia o no, cambiamenti storici che ci riguardano tutti direttamente. Cambiano gli oggetti e le tecnlogie che usiamo in continuazione. Cambiano i beni e i servizi che utilizziamo tutti i giorni, gli alimenti di cui ci nutriamo, le nostre case, e persino i modi di muoversi. Stanno cambiando le attività produttive, cambia l'economia e i mercati, cambiano i protagonisti sociali e i popoli migrano, costantemente. Cambiano in tutto il mondo le città, i loro abitanti , e il modo di viverle. Cambiano i materiali e le materie che usiamo, cambia l'uso dell'energia e le fonti di cui ci approvvigioniamo. I libri di storia ci hanno raccontato le imprese dei popoli che per primi hanno imparato a coltivare la terra, sempre in modo più efficiente. Ma la domanda da porsi è:
Cosa impareranno i nostri figli, i nostri nipoti, di questo inizio di millennio? E NOI? dobbiamo avere paura o dobbiamo essere pronti a cogliere occasioni inaspettate? Tra le due, preferisco la seconda. Penso che la rivoluzione in corso ci stia offrendo l'occasione per migliorare la vita nostre e dei nostri figli e nipoti. Bisogna restituire la speranza andata persa in questo decennio di crisi mondiale; la speranza che quelli prima di noi possano vivere in un mondo migliore di quello in cui viviamo. Vediamo qualche esempio; Nel 2008 gli investimenti nelle energie rinnovabili hanno toccato la cifra record di 155 Miliardi di dollari, superando quelle dei carburanti fossili. Tutto ciò è stato possibile grazie soprattutto agli investitori privati, perchè quelli statali sostengono, purtroppo, le lobby petrolifere; proprio come è successo in Italia, dove i fondi per le rinnovabili sono stati investiti in petrolio e gas. Abbiamo la possibilità di vivere un domani che può divenire interessante, sia per l'economia, che per la pace tra i popoli, se tutti troveranno benessere delle risorse locali e rinnovabili.
Come in tutti i cambiamenti e le rivoluzioni, ci saranno grandissimi passi avanti e grandi blocchi improvvisi. si annunceranno grandi svolte internazionali mentre minoranze sempre più consistenti avranno la capacità di anticipare i cambiamenti su scala locale, nazione per nazione, città per città, casa per casa. Anzi, proprio dalla capacità delle classi dirigenti locali di anticipare il cambiamento, dipenderà il controllo, il "telecomando" delle scelte, la possibilità che, almeno in parte, questo passi per le mani di ciascuno di noi, consumatori finali a produttori delle conoscenze e delle risorse necessarie alla vita futura.
Nel 2009 si è tenuta la deludente conferenza sul clima di Copenaghen, e su una delle tante imbarcazioni del porto cittadino, una grande scritta accoglieva le grandi personalità: "I politici parlano, i leades decidono". Infatti, a pensarci bene, anche i grandi leader hanno deluso, cominciando da Obama, che non poteva prendere impegni in cui il congresso e il senato si sarebbero opposti come era già successo a Clinton. L'europa si è presentata con grandi impegni, ma non abbastanza da convincere il resto del mondo; mentre la Cina, primo generatore di gas climalteranti, vanta già un formidabile impegno nelle rinnovabili e nella green economy, ma è ancora troppo opportunista nel difendere la propria giovane industria. Tutti questi aspetti fanno capire che con i blandi impegni assunti sarà inevitabile superare la soglia dei 2 gradi medi di aumento della temperatura mondiale. La soglia, segnala il punto oltre il quale i cambiamenti climatici comportano cali delle produzioni agricoli, intensificazione della siccità e degli eventi meteorologici, con conseguente aumento dei profughi ambientali. Nell'anno in cui l'Europa festeggia la caduta del muro di Berlino, si sta costruendo una nuova barriera tra India e bangladesh, per timore di uno spostamendo di massa dovuto alle alluvioni e alla fame. In Italia i ghiacciai si sciolgono, con conseguenze drammatiche per un paese a forte rischio idrogeologico. Accanto a questi timori, è diventata sempre più presente una nuova consapevolezza tra le diplomazie dei più importanti paesi al mondo: rimanere esclusi dai nuovi mercati delle emissioni, della nuova economia sostenibile, non conviene a nessuno.
Barack Obama ha vinto la campagna elettorale con una promessa: " fisserò l'obbiettivo nazionale di rendere ecocompatibili tutti gli edifici in America entro il 2030, e voglio che le auto a basso consumo del futuro vengano prodotte proprio qui, in America", e dopo pochi mesi ha stretto il patto con la Fiat, casa automobilistica con le piùù basse emissioni di CO2. La scommessa del futuro è tutta qui. nella speranza che questo processo di riconversione investa tutta l'economia trasformando anche settori come l'edilizia, i trasporti, l'agricoltura, quelli delle energie rinnovabili, e della preservazione del territorio. Ma prima che negli USA, la svolta è incominciata in Europa, non solo grazie ai Verdi Tedeschi e al recente successo di Europe Ecologie in Francia, ma soprattutto grazie a un profondo cambiamento culturale della classe dirigente.
Le parole chiave di questa conversione sono: Responsabilità, Libertà e Sussidiarietà. Senza responsabilità, non si può capire quale sia la strada migliore da percorrere, prevale la paura del cambiamento, ci si barrica in casa e si comprano porte blindate e non pannelli solari, ma soprattutto, senza responsabilità non si colgono le scelte migliori per il nostro futuro. Senza libertà, non si produce cambiamento, almeno nelle democrazie in cui ci piace vivere. Democrazia che non si esprime solo nel voto, ma anche nelle scelte che compiamo ogni giorno, da quando facciamo la spesa, a quando scegliamo la casa dove abitare. Libertà perchè le nuove società devono prevedere stili di vita plurali con accentuazioni diverse in funzione delle diverse sensibilità che popoleranno le città del futuro. Infine, Sussidiarietà, perchè tutti i nuovi prodotti non si trovano facili facili nei banconi, non sono garantiti. Per esempio i servizi di trasporto pubblico, non sono disponibili in molte città. se non ci organizziamo e non chiediamo questi beni, nessuno li metterà a disposizione! Il cambiamento del futuro qundi, più che global, deve essere "Glocal", globale e locale insieme.

"La città è un patrimonio dell'umanità. Essa è stata creata e sussiste per tenere al riparo la pienezza di umanità da due pericoli contrari e dissolutivi: quello del nomadismo, cioè della desituazione che disperde l'uomo, togliendogli un centro di identità; e quello della chiusura nel clan che lo identifica ma lo isterilisce dentro le pareti del noto. La città è luogo di un'identità che si ricostruisce continuamente a partire dal nuovo, dal diverso, e la sua natura incarna il coordinamento delle due tensioni che arricchiscono e rallegrano la vita dell'uomo: la fatica dell'apertura e la dolcezza del riconoscimento"

Il cambiamento di cui stiamo parlando è della società degli uomini e può nascere solo là dove gli uomini vivono e si relazionano tra di loro. E' nelle città che si dovrà iniziare a consumare meno energia inquinante, e iniziare a usare risorse rinnovabili o riciclabli. L'alternativa è la decadenza delle città stesse. 
La conversione ecologica non si produrrà senza la formazione di un retroterra di conoscenze e culture condivise tra milioni di cittadini e di abitanti di tutta Italia, con cui superare diffidenze e scetticismo nei confronti della novità di cui anche la Green Economy è parte.


Per maggiori informazioni visitate:
http://www.mostragreenlife.org
http://www.viviconstile.org



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