Sono passati più di settant’anni da quando Frank Lloyd Wright ha deciso di “partire alla conquista del deserto”, lasciando la sua casa nel Wisconsin e acquistando, insieme alla moglie e ai figli, un pezzo di terra nei dintorni di Phoenix in Arizona. Qui ha progettato e costruito la sua abitazione-studio, Taliesin West, quasi completamente in autocostruzione con la collaborazione dei suoi allievi e apprendisti,partendo dalla nudità del deserto, dall’ambiente ostile che tanto lo affascinava e con cui cercava di stabilire un contatto, una relazione profonda.
E oggi, quella stessa ricerca ha guidato un gruppo di studenti della Scuola di Architettura che porta il suo nome nell’ideazione di un prototipo prefabbricato, che non a caso porta un nome importante, perché cerca di seguire le orme del maestro.
Un edificio che legge la topografia del sito, che cerca di integrarsi con la natura e di diventare parte del paesaggio mantenendo però contemporaneamente la sua definizione architettonica.
Un’abitazione dalle linee semplici ed essenziali, di dimensioni ridotte, solo 90 mq totali, per adattarsi al meglio ad un terreno irregolare, montabile in un tempo relativamente ridotto grazie all’assemblaggio di parti prefabbricate progettate e dimensionate per essere facilmente trasportabili con semplici mezzi da strada. Ma soprattutto una struttura “unplugged”, così la definiscono gli studenti del gruppo di progettazione, in grado cioè, di funzionare autonomamente anche senza allacciamento alle reti, condizione indispensabile in un contesto del genere, la condizione, per altro, da cui è partito Wright nella realizzazione del suo Taliesin.
L’edificio è realizzato a partire da una struttura principale in acciaio ancorata a terra su cui è fissata la struttura secondaria ad essa ortogonale; insieme queste reggono gli elementi verticali, pannelli strutturali isolanti (SIP) che delimitano e definiscono gli spazi interni.
Data la natura del luogo si è reso immediatamente necessario in fase progettuale, studiare la disposizione e l’orientamento migliori per garantire un comfort termico agli abitanti: per questo motivo uno spazio aperto ma coperto separa la zona giorno dalla zona notte costituendo un canale in cui l’aria viene naturalmente convogliata raffrescando gli ambienti. Sistemi di recupero e raccolta delle acque piovane, di captazione e riutilizzo delle acque grigie, di compostaggio e utilizzo come fertilizzante delle acque nere, costituiscono un apparato molto funzionale ed efficiente per la gestione idrica. Accanto a questo un ruolo importante è giocato dallo sfruttamento di energia solare, sia con tecniche passive, sia tramite l’utilizzo di pannelli fotovoltaici che, posizionati a terra esternamente alla camera da letto, vengono sfruttati anche come elemento di privacy per gli abitanti.
Un progetto interessante che non rinuncia a un linguaggio architettonico accurato seppur essenziale e che cerca di coniugare la chiarezza delle sue linee con l’asprezza e il fascino del paesaggio circostante.
ma che c'entra con Wright questa roba? Praticamente è l'opposto in tutto del suo modo di fare architettura. E non che ci sia bisogno di scopiazzare Wright per essere wrightiani, ma sta scatola fredda, asettica e banale è in maniera lampante fatta da gente che non ha capito assolutamente nulla di nulla dello spirito di Wright in termini di forme, materiali, colori ed è infinitamente più vicina all'architettura europea del funzionalismo.
RispondiEliminaAntonio