L'abitazione ha un’influenza fisica e psichica sull'uomo, rappresentando un tema che a partire dai suoi archetipi ha sempre assunto profondi significati culturali. Ma è oggi, più che in altre epoche, che la casa si caratterizza per la propria valenza sociale, etica ed estetica. L’architettura naturale è l’unica che fonde insieme questi aspetti, garantendo la piena soddisfazione dei bisogni dell’uomo senza compromettere gli equilibri ambientali (e di conseguenza sociali) del pianeta.Sulle riviste di settore (più o meno patinate) frequenti sono i dibattiti sulla casa, un'industria enorme è cresciuta sul design e l'arredo interno, ma è ancora molto scarsa l’attenzione che viene posta alla casa nel senso di habitat umano, preferendo invece per ovvie esigenze di marketing gli aspetti più effimeri che vanno dal brand al visual-style passando per il glamuor living. Ciò mi ha portato a formulare il seguente assioma (di cui peraltro vado molto fiero): “quanto più un progettista sa che il suo progetto è mediocre, tanto più saranno i termini fighi e anglofoni che userà per vendervelo”.
Questa visione della casa come oggetto di culto è però dominante, ed è figlia della cultura fashion-victim (come dicevo) che ammorba da anni i cervelli di progettisti e designer, portandoci a percepire le case come oggetti d’arte pura, dimenticando il ruolo funzionale che è proprio dell’architettura. Ci si ferma troppo spesso alla superficie, alla venustas vitruviana, lasciando in un angolo utilitas e firmitas (ma tanto a questa ci pensa l’ingegnere...).
GLI AMBIENTI DELLA CASA NATURALE
L’architettura naturale, ferme restando le responsabilità del singolo progettista, può fornire la risposta migliore alle esigenze abitative proprio perché riconsidera, alla luce della nuova coscienza ecologista, tutti quei bisogni che sono stati ignorati dalle mode più o meno fortunate che si sono susseguite negli anni senza fornire soluzioni efficaci. L’organizzazione spaziale della casa viene ripensata e rifondata a partire da tre ambienti spesso marginali, ma in realtà fondamentali: cucina, bagno e terrazzo.
La cucina
La cucina torna infatti a riprendersi lo spazio che è sempre stato suo, quello di centro vitale della casa, custode del fuoco, e smette così di essere il ripostiglio angusto al quale, salvo rare eccezioni, ci ha abituato il Novecento.
Il bagno
Il bagno si evolve in una nuova dimensione più dignitosa, diventando il luogo della cura del corpo, dove dedicare tempo al proprio benessere, più terme che spazio di servizio.
Il terrazzo
E nella casa naturale non può mancare un angolo verde, questo è il motivo della sempre crescente attenzione posta a terrazzi, giardini e tetti verdi, sempre più fusi insieme, e sempre più integrati in un unico sistema arboreo che porta la vegetazione ad assurgere al ruolo di filo di Arianna capace di portarci fuori dal labirinto delle nostre mura e tornare ad avere un contatto con la natura, avvolgendo le nostre case di verde.
LE METODOLOGIE PROGETTUALI ED I MATERIALI DEL PASSATO
Questa visione della casa come oggetto di culto è però dominante, ed è figlia della cultura fashion-victim (come dicevo) che ammorba da anni i cervelli di progettisti e designer, portandoci a percepire le case come oggetti d’arte pura, dimenticando il ruolo funzionale che è proprio dell’architettura. Ci si ferma troppo spesso alla superficie, alla venustas vitruviana, lasciando in un angolo utilitas e firmitas (ma tanto a questa ci pensa l’ingegnere...).
GLI AMBIENTI DELLA CASA NATURALE
L’architettura naturale, ferme restando le responsabilità del singolo progettista, può fornire la risposta migliore alle esigenze abitative proprio perché riconsidera, alla luce della nuova coscienza ecologista, tutti quei bisogni che sono stati ignorati dalle mode più o meno fortunate che si sono susseguite negli anni senza fornire soluzioni efficaci. L’organizzazione spaziale della casa viene ripensata e rifondata a partire da tre ambienti spesso marginali, ma in realtà fondamentali: cucina, bagno e terrazzo.
La cucina
La cucina torna infatti a riprendersi lo spazio che è sempre stato suo, quello di centro vitale della casa, custode del fuoco, e smette così di essere il ripostiglio angusto al quale, salvo rare eccezioni, ci ha abituato il Novecento.
Il bagno
Il bagno si evolve in una nuova dimensione più dignitosa, diventando il luogo della cura del corpo, dove dedicare tempo al proprio benessere, più terme che spazio di servizio.
Il terrazzo
E nella casa naturale non può mancare un angolo verde, questo è il motivo della sempre crescente attenzione posta a terrazzi, giardini e tetti verdi, sempre più fusi insieme, e sempre più integrati in un unico sistema arboreo che porta la vegetazione ad assurgere al ruolo di filo di Arianna capace di portarci fuori dal labirinto delle nostre mura e tornare ad avere un contatto con la natura, avvolgendo le nostre case di verde.
LE METODOLOGIE PROGETTUALI ED I MATERIALI DEL PASSATO
Una casa naturale ci riporta per forza di cose a ritrovare un legame con il passato, un legame di cui essere orgogliosi: quando parliamo di legno, bambù, pietra, mattoni di argilla cruda e cotta, stiamo parlando di quelli che sono stati per millenni i materiali più usati dall’uomo e che improvvisamente sono passati di moda nelle nostre abitazioni; così come gli attuali criteri per ridurre l’impatto ambientale non hanno nulla di nuovo, ed è questo forse che li rende ancora più rivoluzionari. I materiali impiegati nell’era preindustriale ad esempio, erano prevalentemente quelli reperibili sul luogo a chilometro zero ed erano certamente i più adatti alle condizioni climatiche di quella zona e di sicuro non erano nocivi. Più ci spostiamo indietro sulla linea del tempo, più ci rendiamo conto che le abitazioni avevano una configurazione nella quale si esprimeva la creatività del costruttore: non c’erano architetti o ingegneri, o meglio ognuno era architetto e ingegnere di sé stesso poiché il sapere pratico era la più alta forma di sapere. Ciò significava che le costruzioni erano molto diverse da un luogo ad un altro e si adattavano al contesto e alle esigenze particolari pur condividendo un profondo senso dell’abitare oggi perduto; un esempio è quello dei climi caldi dove culture molto diverse tra loro hanno avuto in comune l'uso di pesanti murature, di ambienti ipogei e di pareti bianche che riflettessero i raggi del sole. In ogni caso il risultato era una costruzione naturale che sfruttando principi come orientamento solare, inerzia termica e adattandosi all’ambiente garantiva quelle condizioni di benessere che oggi ritroviamo nelle nostre abitazioni solo a patto di avere il riscaldamento (o l’impianto di condizionamento) al massimo, consumando risorse ed energia.
L’ARCHITETTURA NATURALE OGGI
La casa nasceva dalla natura, era parte della natura e profumava di natura; queste costruzioni quindi potevano definirsi ecologiche. Era semplice. Ebbene c’è voluto più di un secolo di ubriacatura tecno-petrolifera per capire, dopo anni e anni di progresso distorto, che la scelta più saggia e più tecnologicamente avanzata era quella fatta dai nostri remoti e sconosciuti predecessori. All’obiezione frequente che gli antichi non è che avessero poi tutta questa scelta, che fossero tutto sommato costretti a scegliere materiali naturali, ci tengo a far notare che noi, allo stato attuale delle cose, non abbiamo molte più scelte di loro. Il rischio che bisogna evitare è proprio quello di arrivare al punto di non avere più altra scelta. Aspettare un tracollo energetico o l’esaurimento delle risorse non rinnovabili per cambiare il modo di pensare gli edifici non è una scelta molto intelligente. Non è necessario essere degli antropologi per capire che l’età della pietra non è finita perché erano finite le pietre, e se questa considerazione da un lato appare consolatoria, dall’altro suscita dubbi e perplessità di darwiniana memoria sulle possibilità di sopravvivenza di quest’uomo contemporaneo così impermeabile al cambiamento.
L’architettura naturale è un’arte difficile da praticare, ma da essa dipendono molti aspetti del nostro futuro. E questa è una sfida che non possiamo permetterci di perdere.
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